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Dati INAIL 04/2025 - Infortuni e malattie professionali nel settore manifatturiero

ID 23942 | | Visite: 124 | Documenti SicurezzaPermalink: https://www.certifico.com/id/23942

Dati INAIL 04 2025   Infortuni e malattie professionali nel settore manifatturiero

Dati INAIL 04/2025 - Infortuni e malattie professionali nel settore manifatturiero

ID 23942 | 07.05.2025 / In allegato

Il settore manifatturiero è uno dei principali motori economici del nostro Paese e comprende una pluralità di ambiti e di attività, dalla meccanica all’alimentare, dal tessile all’elettronica e alla chimica.

Con un occupato su cinque e un volume produttivo pari a un terzo del totale, rappresenta una parte importante del prodotto interno lordo e dell’occupazione e, proprio per la sua complessità, è anche tra i settori industriali italiani a maggior rischio infortunistico.

Nel 2023, alla data di aggiornamento del 31 ottobre 2024, sono stati denunciati all’Inail 93.346 infortuni, dato che conferma in linea di massima quello dell’anno precedente (93.846) ma in calo dell’8,7% rispetto al 2019. Nello stesso anno l’incidenza infortunistica sul totale dei casi della gestione assicurativa Industria e servizi ha raggiunto il 20%, ritornando così ai livelli pre-pandemia e collocando l’industria manifatturiera al primo posto per numero di denunce.

È al secondo posto per casi mortali. Al settore è dedicato il nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che rileva come i decessi sul lavoro nel 2023 siano stati 178, in diminuzione di circa il 25% (58 casi in meno) rispetto al 2019 e del 6,8% (-13) sull’anno precedente. Nonostante questi cali, il manifatturiero si conferma comunque in seconda posizione, preceduto con 220 casi mortali solo dalle Costruzioni. Le attività nelle quali si contano più infortuni e decessi sono quelle della Fabbricazione di prodotti in metallo (21% per entrambi), della Fabbricazione dei macchinari (14,2% delle denunce in complesso e 10% circa dei decessi) e del comparto alimentare (11,7% e 16% circa).

Modalità di accadimento e differenze di genere. Poco più dell’83% degli infortuni denunciati è avvenuto durante l’attività lavorativa e la quota rimanente in itinere, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro. Tra le donne, però, la quota dei casi in itinere sale al 30% (contro un 15% circa per gli uomini) e raggiunge il 38,5% per i decessi (34% circa per gli uomini). Limitando l’analisi ai soli infortuni avvenuti in occasione di lavoro, il comparto alimentare si segnala per la quota più alta di infortuni che coinvolgono le lavoratrici (28% circa sul totale delle donne), in particolare nella produzione di prodotti da forno e nella lavorazione, produzione e conservazione di carni. Per i lavoratori, invece, si registrano più denunce nella fabbricazione dei metalli (quasi un quarto dei casi) e dei macchinari (circa un infortunio su sei).

La fascia di età più colpita è quella dai 45 ai 59 anni. Sempre con riferimento alle denunce di infortunio in occasione di lavoro, nel 2023 è stato il Nord a denunciare più casi (75%), seguito dal Centro (14%) e dal Mezzogiorno (11%), con Lombardia (17.336 casi), Emilia Romagna (14.292) e Veneto (14.077) ai primi tre posti in valore assoluto. Con 27 e 21 decessi rispettivamente, Lombardia e Veneto sono anche le prime due regioni per casi mortali, seguite dalla Campania con 10 vittime. La fascia d’età più colpita è quella che va dai 45 ai 59 anni (poco più del 40%), con un’incidenza leggermente più alta rispetto a quella rilevata nell’Industria e servizi (quasi 39%). Seguono gli infortunati tra i 30 e i 44 anni (30,8%) e quelli fino a 29 (22,7%). La quota degli over 60 (6,2%) è in crescita del 9,2% rispetto all’anno precedente, mentre le altre fasce d’età segnano un calo medio di circa il 2%. Per i casi mortali, è la fascia dai 50 ai 64 anni quella in cui si sono verificati il maggior numero di decessi (66, due in più rispetto al 2022).

Sede e natura delle lesioni. Concentrando l’attenzione sui soli casi definiti positivamente avvenuti in occasione di lavoro, emerge che la parte del corpo che subisce più frequentemente delle lesioni è la mano (41,0%, al netto degli infortuni non codificati), percentuale molto più alta rispetto quella rilevata nell’intera gestione Industria e servizi (28% circa). Seguono la caviglia e il piede, complessivamente con il 12% dei casi. Passando alla natura delle lesioni, ai primi posti figurano ferite, contusioni e lussazioni, che insieme rappresentano poco più del 74% degli eventi. Nel comparto della fabbricazione dei prodotti in metallo e dei macchinari, in particolare, dopo la mano sono gli occhi colpiti da corpi estranei a essere la sede maggiormente lesionata.

Il rischio nel territorio. Prendendo in considerazione gli indicatori disponibili nell’area Rischio della banca dati statistica dell’Istituto, che mettono in relazione il numero degli infortuni con quello degli esposti al rischio in una particolare area geografica, il dato nazionale dell’industria manifatturiera per il triennio 2020-2022 presenta un indice pari a 1,01 infortuni indennizzati per inabilità permanente ogni mille addetti, con una diminuzione del 13% rispetto a quello del periodo pre-pandemico 2017-2019. Rispetto al valore medio nazionale sono le regioni meridionali – Calabria (2,53), Basilicata (2,36) e Sardegna (2,01) – a registrare i valori più elevati nel triennio 2020-2022, mentre agli ultimi posti troviamo la Lombardia (0,81), tradizionalmente caratterizzata dal più alto numero di infortuni in valore assoluto, quindi senza tener conto degli occupati del territorio, e con il dato più basso il Piemonte (0,68). Le regioni meridionali registrano i valori più elevati anche per l’indice di gravità, ottenuto dal rapporto tra le conseguenze degli infortuni indennizzati, espresse in giornate perse al lavoro, e numero degli esposti. Rispetto a un valore medio nazionale di 0,72 giornate perse per addetto del triennio 2020-2022, infatti, l’indice di gravità è molto superiore in Calabria (1,79), Basilicata (1,66) e Sardegna (1,43), mentre regioni del Nord come Piemonte (0,52), Friuli Venezia Giulia (0,61) e Lombardia (0,62) si collocano in coda alla graduatoria.

Nel 2023 le patologie denunciate hanno superato i livelli pre-pandemia. Per quanto riguarda le malattie professionali, l’andamento delle denunce del settore manifatturiero nel quinquennio 2019-2023 è stato altalenante, con un calo marcato in tutte le macroregioni nel 2020 (-27%), molto probabilmente legato alla riduzione dell’attività produttiva causata dalla pandemia da Covid-19, seguito da una tendenza crescente che nel 2023 ha portato al picco di 12.724 denunce superiore ai livelli pre-pandemia, con un incremento di circa il 30% rispetto al 2020. Analizzando la distribuzione territoriale, il Centro Italia detiene sistematicamente il primato per numero di denunce. Nel 2023 quelle registrate in quest’area sono state 4.838 (+13,2% rispetto al 2022). Seguono il Nord-Est (+17,7%), il Sud (+28,5%), il Nord-Ovest (+32,9%) e le Isole (+16,9%). In tutto il territorio sono gli uomini a presentare un numero significativamente maggiore di denunce rispetto alle donne e questo divario è particolarmente evidente nelle Isole e nel Sud, dove la componente maschile rappresenta rispettivamente il 95% e l’86% del totale dei casi. Le patologie del sistema osteomuscolare, causate principalmente da movimenti ripetitivi, posture forzate e sforzi fisici intensi, sono le più frequenti per entrambi i generi, seguite da quelle del sistema nervoso e dell’orecchio.

Il focus sui finanziamenti Isi. Dal focus dedicato ai finanziamenti a fondo perduto messi a disposizione dall’Inail con i bandi Isi per migliorare le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro, emerge che nell’edizione 2023 i progetti presentati dalle aziende del manifatturiero, in stragrande maggioranza (87%) piccole e micro imprese, sono stati quasi 2.200. Poco meno della metà dei progetti ha riguardato la riduzione del rischio infortunistico attraverso la sostituzione di macchine e circa un terzo l’eliminazione del rischio amianto mediante la bonifica delle coperture dei luoghi di lavoro. Percentuali minori hanno riguardato la riduzione dei rischi da movimentazione manuale dei carichi (5,5%), la riduzione del rischio chimico (8,5%) e l’adozione di un sistema di gestione della salute e sicurezza o di un modello organizzativo e gestionale asseverato (6,4%). I settori manifatturieri più propensi a presentare progetti sono stati quelli metalmeccanico (28,4%), della lavorazione delle pietre ornamentali e dei materiali lapidei (23,3%) e della fabbricazione di mobili (15,7%). Le macchine per cui è stato richiesto con maggior frequenza il finanziamento sono i centri di tornitura e fresatura a controllo numerico computerizzato (centri Cnc) per le lavorazioni dei materiali metallici o del legno e, nel settore della lavorazione delle pietre ornamentali, le frese, le sagomatrici e le macchine tagliablocchi.

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Fonte: INAIL

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Tags: Sicurezza lavoro INAIL Malattie professionali

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