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Rapporto ISTISAN 17/37
L’analisi della mortalità comunale per mesotelioma pleurico costituisce un’attività di sorveglianza epidemiologica avviata prima del bando dell’utilizzo dell’amianto (Legge 257/1992).
È stata analizzata la mortalità per mesotelioma pleurico (Codice C45.0, ICD-10) negli 8.046 Comuni italiani (anni 2003-2014), utilizzando la Banca della Mortalità per causa in Italia elaborata dal Servizio Tecnico Scientifico di Statistica dell’Istituto Superiore di Sanità.
Nell’intero periodo 2003-2014 si sono verificati 13.051 decessi per mesotelioma pleurico (9.397 uomini, 3.654 donne).
Tassi di mortalità superiori alla media nazionale si sono osservati in Liguria, Lombardia, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia. In 217 comuni la mortalità ha superato l’atteso: aree con impianti che utilizzano grandi quantità di amianto nel ciclo produttivo ovvero come isolante, nonché in un comune siciliano caratterizzato da suoli con fibre fluoro-edenitiche.
Questi risultati forniscono elementi per definire le priorità di bonifica e per sviluppare un processo di comunicazione con le comunità interessate e le associazioni delle vittime.
Questi dati sono inoltre stati estesamente utilizzati nell’ambito della Prima e della Seconda Conferenza Nazionale Amianto, tenutesi rispettivamente a Roma nel 1999 e a Venezia nel 2012. Nella fase di preparazione della Terza Conferenza Nazionale Amianto (Casale Monferrato, 24-25 novembre 2017) è parso quindi opportuno presentare un aggiornamento delle precedenti analisi, integrato da un approfondimento relativo ai mesoteliomi da fluoro-edenite – fibra asbestiforme presente in Sicilia e definita cancerogena dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Agency for Research on Cancer, IARC) di Lione nel 2014 – e da una riflessione su come comunicare alle comunità interessate la presenza di un eccesso di mortalità per mesotelioma pleurico nei territori in cui risiedono e lavorano. Il presente rapporto si propone di essere uno strumento di lavoro per le istituzioni ambientali e sanitarie, gli amministratori locali e le associazioni delle vittime.
Fonte: Istituto Superiore della Sanità

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