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ID 18807 | 26.01.2023 / In allegato
L’ammonio è largamente utilizzato nella produzione dei fertilizzanti e dei mangimi animali, nell’industria manifatturiera delle fibre, dei materiali plastici, degli esplosivi, della carta e della gomma. È impiegato come refrigerante nella lavorazione dei metalli e nella preparazione di composti azotati per diversi impieghi. L’ammonio e i suoi sali sono utilizzati come detergenti, sanificanti e additivi alimentari; il cloruro di ammonio è impiegato come diuretico. Lo ione ammonio (NH4+) deriva principalmente delle deiezioni umane o animali dove è contenuto assieme all'urea, risultante dal metabolismo delle proteine. La sua presenza nelle acque, specialmente in quelle sotterranee, è dovuta in alcuni casi a cause geologiche quali ad esempio la degradazione di materiale in via di fossilizzazione (resti di piante, giacimenti di torba, ecc.).
Fonti di contaminazione e vie di esposizione per l’uomo
La presenza dell’ammonio nell’ambiente può derivare, oltre che da contaminazione diretta di origine agricola ed industriale, da processi metabolici e dai trattamenti di disinfezione di acque con sali d’ammonio e clorammine. I livelli naturali nelle acque profonde ed in quelle superficiali sono generalmente al di sotto di 0,2 mg/L; in condizioni di anaerobiosi le acque profonde possono contenere fino a 3 mg/L di ammonio. La presenza di allevamenti intensivi può dar luogo ad aumenti significativi dei livelli di questa sostanza, soprattutto nelle acque superficiali o di falde non protette. Generalmente la presenza di ammonio nelle acque è un indicatore di possibile inquinamento da batteri o da reflui animali o scarichi urbani. L’ammonio è il maggior prodotto del metabolismo dei mammiferi; l’esposizione attraverso le fonti ambientali viene comunque considerata insignificante in confronto alla sintesi endogena di ammonio.
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