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Dispositivi di ritenuta stradale

ID 24283 | | Visite: 94 | Trasporto StradaPermalink: https://www.certifico.com/id/24283

Dispositivi di ritenuta stradale

Dispositivi di ritenuta stradale / ANSFISA Luglio 2025

ID 24283 | 15.07.2025 / In allegato Quaderno ANSFISA

Efficienza dei dispositivi, valutazione del rischio, condizioni di sicurezza, manutenzione e programmazione degli interventi.

I Quaderni di ANSFISA, redatti a cura dai tecnici e degli esperti dell’Agenzia, hanno lo scopo di raccogliere in una pubblicazione documentata gli elementi di approfondimento e i riferimenti tecnici e normativi relativi ad una specifica tematica. L’iniziativa ha lo scopo di fornire uno strumento di utile consultazione e di contribuire alla diffusione e alla promozione della conoscenza e della cultura tecnica.

Questo volume è dedicato ai dispositivi di ritenuta, asset tra i più importanti dell’arredo stradale che assolve alla funzione di mitigare i danni a cose o persone nell’eventualità di incidente. L’efficienza dei dispositivi richiede quindi attenzione e cura sia nelle fasi di progettazione, produzione e installazione, ma anche in termini di valutazione del rischio, manutenzione e programmazione degli interventi di adeguamento e ammodernamento.
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Dispositivi di ritenuta - Normativa di settore

Evento organizzato da ANSFISA a Palazzo Lombardia il 10 luglio 2025 

Il recente evento organizzato da ANSFISA a Palazzo Lombardia il 10 luglio 2025 ha riportato al centro del dibattito un tema fondamentale ma spesso marginalizzato: quello della sicurezza passiva, e in particolare dei dispositivi di ritenuta stradale. Barriere, attenuatori d’urto, terminali, transizioni, sistemi salva motociclisti non sono solo componenti dell’infrastruttura, ma dispositivi pensati per ridurre la violenza dell’impatto, contenere i veicoli in svio e proteggere vite. Questa consapevolezza impone un approccio multidisciplinare e integrato, che non si limiti a valutare la qualità costruttiva del singolo dispositivo, ma tenga conto del contesto in cui è installato, della sua funzione specifica e della sua manutenzione nel tempo.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO: L’APPROCCIO SOLLECITATO DA ANSFISA

Negli ultimi anni è maturata la consapevolezza che per garantire standard di sicurezza elevati non basta intervenire in presenza di danni evidenti o situazioni critiche. Serve un cambio di paradigma, abbandonare la logica dell’urgenza per passare a una visione basata su raccolta dati, analisi preventiva, manutenzione programmata. Questo approccio parte da un elemento fondamentale: la conoscenza dell’esistente.

Per raggiungere questa consapevolezza ogni gestore stradale dovrebbe disporre di un quadro aggiornato della propria rete in termini di:

- mappatura dei dispositivi installati, con relative caratteristiche tecniche e condizioni di installazione;
- raccolta sistematica dei difetti e delle condizioni di degrado;
- contesto ambientale e infrastrutturale, comprese curve, margini, punti singolari,
- incroci e interferenze con corsi d’acqua o scarpate;
- tipologia e intensità del traffico, incluse le percentuali di mezzi pesanti e motoveicoli.

Queste informazioni permettono di effettuare una valutazione del rischio e di costruire un piano di interventi orientato non solo alla riparazione, ma anche all’adeguamento progressivo e strategico della rete. Le risorse limitate, infatti, impongono una scelta: non si può intervenire ovunque, ma si deve intervenire dove serve di più.

OLTRE LA NORMA: GESTIRE L’ESISTENTE TRA REGOLE E RESPONSABILITÀ

La normativa italiana ed europea in materia di dispositivi di ritenuta è vasta, articolata e in parte ancora da armonizzare. Le disposizioni tecniche, a partire dal DM 223/1992 e dai successivi aggiornamenti (DM 21 giugno 2004DM 1° aprile 2019 per i DSM, norme UNI EN 1317), forniscono un quadro importante, ma non sempre sufficiente a orientare correttamente le scelte progettuali e gestionali. Uno dei nodi principali riguarda la distinzione tra barriere nuove e barriere già in esercizio. Le norme sono molto dettagliate per i nuovi impianti, ma risultano più deboli nel disciplinare la gestione dell’esistente, soprattutto in assenza di interventi strutturali. In questo vuoto, si inserisce oggi la necessità, riconosciuta anche dalla giurisprudenza, di garantire comunque la funzionalità dei dispositivi, a prescindere dalla loro data di installazione o dall’obbligo formale di sostituzione.

I gestori hanno quindi una responsabilità diretta nel garantire che i dispositivi di ritenuta, anche se non omologati o privi di marcatura CE, siano in condizioni tali da svolgere efficacemente la loro funzione. Ciò significa, in concreto, avviare verifiche periodiche, valutare i livelli prestazionali, programmare gli interventi di sostituzione o adeguamento, predisporre azioni di mitigazione ove necessario. Un ulteriore elemento di complessità riguarda la presenza di dispositivi “speciali”, come le transizioni tra barriere diverse, gli attenuatori d’urto o i terminali speciali, che, pur non essendo sempre normati in modo puntuale, possono rappresentare punti critici se non progettati e installati correttamente. In questi casi, la qualità progettuale e la competenza tecnica assumono un ruolo decisivo.

INSTALLAZIONE, RIPARAZIONE, MONITORAGGIO CONTINUO, PREVENZIONE: LA CATENA DEL VALORE NELLA GESTIONE DELLE BARRIERE

L’efficienza di un dispositivo di ritenuta non dipende solo dalla sua tipologia, ma anche dalle condizioni in cui è stato installato, dal contesto in cui opera e dal modo in cui viene manutenuto. Anche la barriera più performante può risultare inefficace se mal posizionata, se non è stata ancorata correttamente, se è danneggiata o se è affiancata da elementi che ne compromettono la funzionalità (come pali, tombini, segnali o cordoli posizionati nel campo d’impatto). Anche il dispositivo più performante in condizioni ideali può perdere efficacia se inserito in un contesto che ne compromette il funzionamento. Fattori come la geometria della sede stradale, ostacoli fissi nel campo d’impatto, transizioni incongrue tra tratti diversi o barriere installate fuori specifica possono compromettere seriamente l’efficacia del sistema. Per questo motivo è essenziale superare un approccio puramente documentale o da laboratorio, integrando valutazioni sul campo, sopralluoghi tecnici e riscontri dinamici. La sicurezza, in questi casi, si misura non solo con i dati, ma con l’aderenza alla realtà.

La manutenzione, quindi, non può essere ridotta a un’attività reattiva o di semplice sostituzione di componenti danneggiate. Deve diventare parte di una strategia complessiva, fondata su:

- ispezioni regolari e sistematiche della rete;
- aggiornamento del database tecnico dei dispositivi;
- analisi degli eventi incidentali e delle aree a maggiore criticità;
- programmazione di interventi ordinari e straordinari, graduati sulla base della valutazione del rischio.

Quando la manutenzione non è possibile nell’immediato, è fondamentale adottare misure temporanee di mitigazione del rischio: dalla riduzione della velocità, alla segnaletica integrativa, fino all’individuazione di percorsi alternativi. Il principio è semplice: se non si può eliminare subito il rischio, lo si deve almeno rendere accettabile.

UNA CULTURA DELLA SICUREZZA CHE VA COSTRUITA

In ultima analisi, la gestione dei dispositivi di ritenuta stradale è uno specchio dell’intero sistema infrastrutturale, cioè mostra le differenze tra reti principali e secondarie, tra enti dotati di strutture tecniche avanzate e altri in difficoltà, tra norme molto dettagliate e zone grigie che lasciano spazio a interpretazioni disomogenee. È qui che si misura la capacità di passare da una logica reattiva a una visione preventiva, da un’azione frammentata a un modello coordinato e responsabile.

Come ha ricordato il Direttore dell’Agenzia, Domenico Capomolla, nel corso dell’evento milanese:

“La qualità tecnica non basta se manca una visione sistemica, aggiornata e condivisa. La sicurezza non si improvvisa: si costruisce sul campo, ogni giorno, con attenzione e competenza.”

Ed è proprio in questa costruzione quotidiana, fatta di dati, manutenzioni, scelte progettuali e consapevolezza, che si gioca la partita della sicurezza passiva. Perché quando l’urto avviene, non è più tempo di teorie: è il momento in cui ogni singolo bullone fa la differenza.

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Tags: Trasporto Trasporto Strada Codice della Strada

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